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Il dinosauro del poker: il Texas Hold’em Fixed Limit (8)

Il dinosauro del poker: il Texas Hold’em Fixed Limit (8) 0001

Il gioco al flop nel TH Fixed Limit cambia notevolmente a secondo che ci si trovi in situazioni di hu o di multiway pot, con quest’ultima circostanza che si presenta in maniera molto più frequente ai limiti bassi.

Ripetiamolo ancora una volta: l’assenza di una puntata/rilancio “libero” non consente di creare tutta quella “deception” che invece è possibile nel No Limit. Quindi lettura del board, posizione e analisi degli avversari sono i parametri che di devono aiutare di più in questa fase. Per comprenderne meglio il senso, facciamo un po’ di casistica.

Supponiamo, come prima situazione, di aver floppato un buon punto, top pair con buon kicker, come in questo esempio: AJ e il flop è J63.
Caso n.1, situazione di hu: nel caso di testa a testa, su questo board ci sono più opzioni. La prima di è di c-bettare (nell’ipotesi ovviamente di essere noi gli OR), soprattutto in quelle situazioni in cui ci troviamo di fronte una calling station, tipologia di giocatore molto frequente ai limiti inferiori (1-2€, 2-4€). Normalmente questo tipo di giocatore chiama i rilanci preflop con mani marginali, difende sempre i bui, e al flop molto spesso chiama con una semplice carta alta rispetto al board (A, K…). In questo caso l’idea è quella di massimizzare il profitto, per cui puntiamo e facciamoci pagare il flop. Ricordiamo sempre che nel Limit i grandi piatti non si vincono (e anche non si perdono), per cui il segno “+” alla fine della sessione lo metteremo se massimizziamo le situazioni vincenti e limitiamo al massimo le perdite.

Per lo stesso motivo, se invece ci troviamo di fronte ad un giocatore loose aggressive possiamo pensare di effettuare un check-raise, confidando che lui punti sul nostro check, per poi rilanciare e aumentare un probabile guadagno.

Nei casi in cui, con la stessa mano, non fossimo noi gli OR, il mio consiglio è di rilanciare (se parliamo per secondi) o check-raisare in tutte le situazioni, tranne quelle estreme in cui il nostro avversario è un giocatore molto tight che ha aperto da early su un tavolo full ring: qui, ritengo migliore limitarsi al check-call o call behind.

E se subiamo a nostra volta un rilancio? Il concetto rimane lo stesso: in hu cerchiamo sempre di “mostrare i muscoli” quando abbiamo un buon punto, anche perché così facendo otteniamo non solo un piatto più importante quando siamo avanti, ma anche preziose informazioni sulla mano del nostro avversario in un fase del gioco in cui la puntata è ancora una small bet (cioè costa meno).

Vediamo ora cosa cambia quando ci troviamo in una situazione con più avversari nel piatto. La posizione qui è decisiva, ma i consiglio è uno: gioco lineare e solido!

Ad esempio, immaginiamo di aver chiamato un rilancio preflop dallo small blind e di essere coinvolti in un multiway pot a 4. Con top pair e top kicker, il mio consiglio è di uscire in puntata. Giocando in questo modo facciamo capire di aver un punto forte e quindi scoraggiamo eventuali tentativi di cbet in bluff, mettiamo in difficoltà chi parla dopo se non ha in mano un punto, e prendiamo informazioni sugli avversari (un call di un oppo ci consentirà di metterlo su un range di mani che comprendono un Jx con kicker più basso, una second pair, un’improbabile draw tipo 4-5).

Al contrario, se optiamo per il check, rischiamo di regalare una carta gratis a 3 avversari: se poi al turn compare un Kx, una Qx o una carta che crea opzioni di draw per qualcuno, potremmo aver compromesso il vantaggio acquisito al flop.

Vediamo adesso il caso in cui qualcuno prima di noi punti al flop. Se parliamo subito dopo questo avversario, la mia scelta è quella del rilancio. A meno che non si tratti del solito giocatore super tight, che ha rilanciato preflop e punta in faccia a 3 avversari (nel qual caso consideriamo seriamente il call!), l’opzione del raise è quella che dà i migliori risultati: se siamo avanti (es. l’avversario ha KJ) massimizziamo il guadagno, facciamo “selezione” degli avversari alle nostre spalle e prendiamo informazioni.

Ma la strategia cambia ancora se tra il giocatore che inizia l’azione al flop e noi ci sono uno o più avversari che chiamano: in questo caso, un nostro rilancio non farebbe andare via nessuno, creando invece pot odds per il call anche di chi è in draw o ha una semplice second o addirittura bottom pair. Molto meglio fare pot control e limitarsi ad un call behind, per poi valutare di nuovo l’azione al turn.

Insomma, volendo riassumere questi primi concetti potremmo dire che al flop, quando abbiamo un buon punto, è sempre meglio fare azione. Dal punto di vista strategico possiamo optare per qualche giocata “più complessa” quando siamo in hu, mentre scegliamo giocate semplici e lineari che ci consentano di controllare piatto e situazione quando siamo in un multiway pot.
Avrete di nuovo notato quanto l’impossibilità della puntata forte (compreso l’all-in ovviamente) implichi al flop delle scelte diverse rispetto al No Limit: tenetelo bene a mente, perché siamo solo all’inizio… (Continua)

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