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Ripensando l'EPT di Vilamoura - Parte 1

ept portogallo

Me ne sto tornando in Italia dopo aver archiviato anche l'EPT di Vilamoura e come è mia abitudine mi piace ripensare un po' a questa esperienza di giocatore e ripercorrere i punti chiave del mio torneo.

Si è trattato di un debutto assoluto per un EPT in terra lusitana, in una location molto bella. Come al solito durante un EPT il tempo è tiranno e non mi consente di visitare granché ma credo proprio che il Portogallo sia una meta davvero consigliabile per una vacanza.

Come al solito l'organizzazione è molto buona e devo dire che è sempre un'emozione entrare nella sala principale di un torneo di questa importanza, quando vedi girare intorno a te grandi nomi del poker come Andy Black, Vanessa Rousso, Dario Minieri, Chad Brown, Katja Thater, Peter Eastgate, Bertrand Grospellier e altri ancora. Per quanto riguarda il torneo mi sono trovato all'inizio in uno degli ultimi tavoli, cosa che non amo particolarmente dal momento che sono questi i primi che vengono “spaccati”, per cui in breve tempo si perde un po' l'elemento legato allo studio degli avversari al tavolo.

Il torneo in realtà per me inizia piuttosto bene, dal momento che già nelle prime mani mi vengono serviti i “rockets” (AA) che riesco a capitalizzare bene, con un raise iniziale di 400 chiamato da un solo avversario; il flop è un rainbow con 10 7 e 9, io vado in continuation bet di 700 e l'avversario si limita a chiamare; il turn riserva un altro 10, ma non posso farmi spaventare, anche per non concedere carte gratis vista la possibilità di progetti a scala, e quindi proseguo a mantenere il controllo con un altro bet di 1100: ancora call del mio avversario. A questo punto non credo abbia un 10, per cui mi preparo a puntare anche al river, che presenta un preoccupante J per la possibile scala: non posso però concedere l'opzione di un bluff e continuo a dimostrare forza con un bet di 2100. Ancora un call per lo showdown, mostro i miei AA che risultano sufficienti per lui, dal momento che si limita a “muckare” le carte.

Poco dopo entro in un altro bel piatto con JJ, dopo aver rilanciato preflop e aver subito un controrilancio successivo che mi limito a chiamare; il flop è “rag” con 5 2 e 3 rainbow, sul quale tutti e due facciamo check; turn e river presentano un 6 e un 7 sui quali io esco sempre puntando forte della mia top pair. Il mio avversario, un po' stranamente, si limita sempre a chiamare fino al “muck” finale, regalandomi così un bel po' delle sue chips.

A questo punto sono quasi a 50.000 chips, una buona posizione nella classifica generale.

Circa un'ora dopo perdo però quasi la metà del mio stack in una mano in cui il mio avversario con 55 raisati preflop, trova il set al flop, con due picche sul board (7 e 9) ad accompagnare il terzo 5. Va in slowplay facendo check e al turn scende la terza picca che mi regala il colore; punto e l'avversario mi chiama, probabilmente preoccupato dal possibile colore. Il river però è devastante per la mia mano, perché esce un 7 che pareggia quello del flop regalando un full al mio avversario che mi punta addosso e io, anche se un po' riluttante, chiamo.

Per un po' di tempo ci sono alti e bassi, recupero qualcosa fino a che vengo spostato al tavolo che precedentemente ospitava Dario Minieri e Peter Eastgate, entrambi da poco eliminati, e che vede ancora in azione la brava (e bella...) Vanessa Rousso. Con me al tavolo altri due ottimi giocatori italiani, Andrea Sapere e Marco della Tommasina.

Vanessa nel frattempo è rimasta alquanto shortstack, e di lì a poco manda tutto con AJ, che devo chiamare con i miei 99, insieme ad un altro giocatore. Il board è liscio, la mia coppia tiene, vinco il piatto e mando a casa Vanessa.

Nelle successive 3 ore di gioco entro in modalità un po' più “loose aggressive” cercando di imporre un po' di pressione psicologica al tavolo. Mi scontro più volte con i miei connazionali, con risultati alterni e rimango più o meno costante nelle chips, fino a che, con un po' di fortuna, ne porto via un bel po' ad un avversario contro il quale chiudo colore di cuori al river con il solo 10c.

Di lì a poco termina il Day1, finisco più o meno a metà del chipcount generale con in mano circa 60.000 chips ma con ancora tanto gioco da affrontare nei giorni successivi.

Complessivamente, rivedendo le mie giocate, sono abbastanza soddisfatto di questa prima parte del torneo, ho giocate in buon numero di mani, avendo ricevuto buone carte e anche perché questo corrisponde allo stile un po' più “loose” che sto mettendo in pratica da un po' di tempo, proprio per cercare di dare meno punti di riferimento ai miei avversari che ormai conoscono il mio stile “tight”. Forse in alcuni momenti mi è mancata un po' di aggressività, ma alla fine sono soddisfatto della prima parte del torneo.

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