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Wsop 2012: la storia del ‘ragazzo senza nome’

Perry Green

Si e’ trovato con uno stack inadeguato per tutto il torneo, e quando intorno a lui hanno iniziato a moltiplicarsi i ‘raise’ e le ‘tribet’, il suo sentimento nei confronti degli avversari non e’ stato necessariamente dei piu’ ‘pacifici’.
Ma alla fine non e’ successo niente. Naturalmente, aggiungeremmo noi, anche perche’ il personaggio che abbiamo brevemente introdotto, risponde al nome di Perry Green, 2° classificato al Main Event delle World Series of Poker alle spalle di un certo Stu Ungar.
Correva l’anno di grazia 1981, e il mitico circuito Usa si disputava ancora al celebre Binion’s, il 1° teatro dell’evento pokeristico piu’ importante della storia.

Erano altri tempi effettivamente, e il tipo di ‘azione’ ai tavoli era molto differente da quella ‘super-energizzata’ di oggi.
Ma se un giocatore di poker e’ iscritto da oltre 30 anni alla categoria ‘califfi’, puo’ capitare che nel 2012 si ripresenti al Rio Casino, paghi i 10.000$ di buy-in e piazzi un ITM in quello che e’ a tutti gli effetti considerato il ‘Campionato del Mondo’ di texas hold’em.
E questo nonostante la sua dichiarata appartenenza alla mitica ‘Old Shool’.

E’ quello che e’ successo a mr. Green, 76enne Alaskano purosangue, e, come detto, 2° classificato nel Main Event del 1981, dopo un heads-up accanito contro l’allora ‘non-ancora-fenomeno’ rivale:

“Ero molto piu’ aggressivo di Stu….ricordo benissimo 3 mani clamorose dove finimmo all in…nella prima avevo AQ e lo trovai con AK, ma venni salvato da un clamoroso full sul board, mandai i resti anche su un flop 8-J-9, con 10-2 che mi dava tanta fiducia, e lui foldo’…e nella mano decisiva, che mi costo’ il torneo e il titolo, persi un coin flip contro il suo 5-5…io pero’ avevo ‘solo’ 9-10 a fiori e purtroppo non fu sufficiente’…ecco perche’ lui è diventato Campione del Mondo quell’anno, mentre io rimasi il ‘ragazzo’ di cui nessuno ricordava il nome’…

Il proseguimento della storia è noto. Almeno per quanto riguarda il mito Stu Ungar, che diventa il piu’ forte giocatore di poker del mondo, conquista il suo3° Main Event a 34 anni, prima scomparire prematuramente solo 2 anni piu’ tardi, nel 1999.
E mr. Green?
Dopo il 2° posto del 1981 (da 152.000$), si lancia nel buisness delle ‘pellicce’, che continua ancora oggi:

“Del resto non posso ritirarmi…cosa farei poi? Partite di golf tutti i giorni? Diventerebbe un lavoro, e io voglio che la mia vita continui senza ‘scadenze fisse’ e ‘pressioni’…voglio godermela il piu’ possibile restando giovane, almeno nella testa…”.

Approccio eccellente (ci permettiamo), ma di sicuro l’amore per il poker non e’ ‘calato’ con il passare degli anni, anche se nel mondo del texas hold’em attuale ci sono parecchi ‘lati negativi’…almeno secondo mr. Green:

“Una volta non c’erano professionisti ‘da torneo’. I grandi nomi di stanza a Las Vegas giocavano cash game al limite, ma di sicuro non c’erano persone che dedicavano la loro vita ad analizzare gli stack in relazione ai bui e agli ante, ne tantomeno l’all in era oggetto di studi scientifici. I giocatori venivano a Las Vegas per un solo torneo, e la gran parte di essi non aveva alcun tipo di esperienza in quel ‘format’. Erano giocatori ‘metodici’, il cui obiettivo era il ‘piazzamento’, non il grande acuto. Per non parlare dell’eta’ media: piu’ della meta’ del ‘field’ al Main event di quest’anno era formata da giovani coetanei dei miei nipoti. Mi sono sentito un po’ a disagio, ma tutto sommato me la sono cavata bene”.

Nonostante il Main Event sia diventato pressoche’ impossibile da vincere, Perry afferma comunque di amare l’evoluzione che ha preso il ‘gioco’, soprattutto dal punto di vista spettacolare:

“Oggi il gioco e’ senz’altro molto piu’ spettacolare di 30 anni fa, ma io non posso dire di far parte di questo nuovo mondo. Io gioco a casa con degli amici in una sorta di circolo privato, dove le partite finiscono tassativamente alle 22, perche’ la mattina dopo ci si alza per lavorare…’

Straordinario.
Come straordinaria e’ stata la sua performance fisica durante i 10 giorni di gioco. Nonostante sia stata durissima, Perry da’ la sua personale spiegazione:

“E’ stata davvero una faticaccia, un’impresa quasi impossibile per un 76enne. Ma la cosa che ha reso il tutto ancora piu’ duro, e’ stata la quantita’ di ‘carte’ che ho avuto per le mani. Sono stato costretto ad essere ‘molto attivo’ sin dal 1° giorno, e alla lunga probabilmente ho pagato questa fatica…del resto non sono allenato a queste maratone…”

Beh, dopo aver letto le parole del2° classificato al Main Event Wsop del 1981, ed aver scoperto il personaggio che si nascondeva in un giocatore purtroppo ‘dimenticato’ tra le pieghe di un mondo in continua evoluzione, siamo ancora piu’ sicuri della caratura del piu’ grande di sempre (Stu Ungar), ma anche del perche’ lo sia diventato.
Semplicemente perche’ tra i suoi avversari c’erano giocatori come ‘il ragazzo senza nome’ dall’Alaska.
Thank you mr. Green.
Il mondo del poker le sara’ sempre debitore.

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