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Poker strategy: il check raise al flop (prima parte)

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Una delle giocate che preferisco e che mi dà più adrenalina al tavolo (o davanti al computer) è il check-raise al flop. Questa azione, effettuata con le prime tre carte del board, è radicalmente diversa da quella che si può effettuare al turn o al river (molto rara in quest’ultimo caso, tra l’altro), o assume sfumature diverse a seconda che si tratti di torneo o cash game, o ancora texas hold’em no limit piuttosto che limit.

Per prima cosa allora, contestualizziamo il nostro ragionamento: parliamo di check-raise al flop nel Texas Hold’em No Limit, in modalità torneo.

Anche se è scontato dirlo, non dimentichiamo che effettuiamo un check-raise quando giochiamo da fuori posizione. Questo non è per nulla banale, soprattutto se stiamo valutando la tipologia di avversario che abbiamo di fronte e lafase specifica del torneo. Ad esempio, contro un giocatore passivo andare in check (raise) potrebbe equivalere a regalare una carta gratis, oppure in caso di call dopo il nostro rilancio, al turn dovremo parlare per primi e probabilmente fare azione con un piatto reso più consistente e quindi pericoloso.

Sono tutti elementi da tenere bene presente quando si decide per un check-raise. Per questo motivo, è meglio iniziare a ragionare se adottare questa tecnica già al momento del call preflop, valutando se avversario e situazione di stack/torneo la favoriscono. Saranno poi le carte del board a farci prendere la decisione finale, ma la nostra azione avrà molte meno incertezze ed esitazioni.

Ci sono tre ragioni per effettuare un check-raise al flop: per valore, per protezione della mano, in bluff o semibluff. Vediamole una per una.

Per valore: la situazione è abbastanza intuitiva: si presenta dopo aver trovato un buon punto al flop, come ad esempio una top pair con top kicker, una doppia o addirittura aver settato.
Lo scopo è quello di farci pagare il massimo, quindi in alcuni casi, in particolare se abbiamo un set, la scelta migliore potrebbe essere lo slowplay. Di fronte però ad un board tipo Ax9x8x, se preflop abbiamo chiamato il rilancio di un giocatore tight aggressive e abbiamo una doppia o il set, un check-raise è probabilmente la scelta migliore: l’oppo c-betterà al flop e con un rilancio saremo in grado di incassare il pot al flop (se non ha l'Ax) oppure farci pagare ancora nel caso abbia centrato la top pair.

Diverso il discorso se, contro un avversario di questo tipo, il flop è rag (sconnesso e senza figure): potrebbe darsi che l’avversario scelga di fare check dietro, soprattutto se siamo nei primi livelli del torneo, quando gli stack sono ancora piuttosto deep. Per questo motivo possiamo pensare di uscire puntando al flop, oppure di checkare con lo scopo di intrappolare l’oppo sulla 4° o addirittura sulla 5° strada.

Va ancora meglio se di fronte abbiamo un giocatore loose aggressive, molto prepenso alla c-bet sistematica. In questo caso, anche un rag flop diventa congeniale: Jx8x3x rainbow, dove noi abbiamo una doppia coppia con Jx8x. Il LAG punterà al flop, noi rilanciamo e a quel punto, se è davvero molto aggressivo, potrebbe anche optare per un ulteriore rilancio (spesso in bianco), aprendo le porte alla nostra forbet/push.

Il check-raise per valore va bene sia nelle fasi iniziali di un torneo (ovviamente sempre commisurando il rilancio al valore dei bui e tenendo conto che in questa fase non vogliamo creare un pot eccessivamente grande), ma diventa più efficace nelle fasi avanzate, quando l’aggressività dei giocatori diventa più alta, gli stack più committati e cresce pertanto la possibilità di eliminare un avversario.

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